Molto amata dai Varesini, la Chiesa di Piazza della Motta sorge su una piccola collina, che un tempo era deputata ad ospitare il mercato cittadino.

Il nostro amato Bernascone (Giuseppe, l’Architetto) fu l’artefice dell’ampliamento di quella che inizialmente era solo una piccola cappella, dedicata alla Confraternita di Sant’Antonio.

Proprio la conformazione del terreno fu importante nel disegnare la struttura definitiva della chiesa. Una chiesa sobria, semplice e lineare, con un esterno essenziale, ma un interno ricco di decorazioni pittoriche, tra gli stili barocco e rococò.

Il Santo, Antonio, primo Abate (251–17gennaio 357) fu eremita e fondatore del monachesimo cristiano.

Viene celebrato dai Varesini con la tradizionale festa e il meraviglioso falò. Ogni anno infatti, per tre giorni, la città si veste di tradizione, richiama bancarelle e mercatini e omaggia il Santo, la cui statua lignea si colloca al centro del presbiterio.

Ma Sant’Antonio viene anche portato in processione dai Varesini e tutta la città si prepara all’accensione della pira, meticolosamente preparata dai Monelli della Motta , un tempo un gruppo di ragazzi scalmanati che si procuravano il materiale da ardere in modi alquanto spicci.  Oggi i Monelli sono un’associazione benefica e grazie a loro, il 16 gennaio di ogni anno, si riaccende la tradizione del falò in Piazza della Motta. Nel falò è tradizione gettare bigliettini con buoni propositi, sogni e richieste, che si affidano al Santo, con un pensiero religioso e con un po’ di scaramanzia.

Sant’Antonio, si narra, scese agli inferi con un maialino,che creò scompiglio e gli permise di rubare il fuoco infernale. Tornato sulla terra il Santo donò il fuoco agli uomini, incendiando una pira. Nasce così la tradizione del falò in suo onore che celebra la vittoria della luce sulle tenebre e propizial’arrivo della buona stagione e del raccolto.

Ad Antonio si dedicano anche delle simpatiche filastrocche, tutte varesine:

“Sant’Antoni gloriös fee che troeuva an mì ‘l mè spos. Lasemm minga sola in lett Sant’Antoni benedett!”
“Sant’Antoni dala barba bianca famm’ truà che’l che ma manca, Sant’Antoni du’l purscel famm’ truà propri che’l!”


Le immagini sacre che rappresentano Sant’Antonio Abate ci raccontano episodi della sua vita utilizzando i simboli. E’ rappresentato con la barba bianca (centenario) un maialino, la tau T (simbolo di eremitaggio e penitenza) e il fuoco.

Una storia che ha il sapore di altri tempi, ma che per Varese rappresenta un vero motivo di incontro, condivisione e anche un vanto a livello turistico.

Tutti gli esercizi commerciali si prodigano nel valorizzare la Festa. Lungo la via che porta alla chiesa della Motta ad esempio, le botteghe locali offrono la possibilità di assaggiare i prodotti tipici, mentre in città ci si ritrova anche per la caratteristica benedizione degli animali, sul sagrato della chiesa, il giorno dopo il falò.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome