-A tu per tu con Matteo Inzaghi-

Che il cinema potesse essere il filo conduttore del nostro incontro, forse non lo avevamo considerato…

Lui, giornalista, Direttore, docente all’Università dell’Insubria, di certo è uno dei volti più noti del nostro territorio.

Lo abbiamo incontrato per una chiacchierata informale e ci ha trasmesso una piacevole familiarità, che non sempre trapela dalla sua immagine mediatica e pubblica.

Matteo Inzaghi.

A soli 30 anni, nel 2004, diventa Direttore dell’informazione di Rete 55. Giornalista professionista dal 2005, sin dagli esordi della sua carriera ha il cinema nel cuore. Lo deve ai suoi genitori, ci racconta, che gli hanno trasmesso la passione per i capolavori cinematografici. Da papà ha ereditato l’amore per il genere Western, da mamma la passione per i registi francesi e gli autori intimisti, alla Bergman. Di cinema scrive da anni; organizza e conduce incontri, serate di approfondimento e cineforum.

“Storia della Guerra nel Vietnam attraverso il cinema americano” è la tesi di laurea che ha dato inizio al suo rapporto “pubblico” con il cinema e che oggi lo porta anche ad essere docente presso la nostra università, con il corso “La Guerra in Vietnam e gli effetti culturali del conflitto”.

Una guerra che mediaticamente ha segnato una sconfitta per l’intera società Americana, dal punto di vista storico, politico, culturale, sociale. Un “bottino” di spunti infinito per la musica, la letteratura e, appunto, il cinema.

Qualcuno disse che l’America ha perso la sua guerra in Vietnam più sui divani dei salotti, di fronte alle tv, che sul campo di battaglia.

E Matteo sceglie ad esempio, durante le sue lezioni, di mettere a confronto la figura del “reduce”, attraverso i film. Dal veterano di Taxi Driver, all’emarginato Rambo, la sua bravura sta nel far comprendere come ogni pellicola vada sempre “oltre”. Oltre la star, ad esempio. Quanta verità in ogni finzione cinematografica!

Matteo ama molto l’America e la vive spesso, frequentando la East Coast con la curiosità di chi ha la mente aperta e la capacità di trovare, in ogni luogo, spunti e dinamiche sociali da vivere. Sogna la California, terra che invece non ha ancora esplorato, la terra della sua Hollywood, che sarà sicuramente meta di un prossimo viaggio, una prossima esperienza, un nuovo bagaglio da riempire.

Nel frattempo, ogni giorno, racconta il suo, il nostro territorio, attraverso Rete 55, con la consapevolezza di avere radici e valori che lo spingono a cercare, nella cronaca locale e nella quotidianità, il meglio di ogni situazione e di ogni protagonista. Siamo abituati a vederlo in televisione, con servizi puntuali, il linguaggio diretto, il dono della sintesi e i pochi fronzoli. Comunica così: in modo forbito, ma mirato. Il focus ben centrato, i tempi televisivi precisi.

Ci accomuna questo senso del “dovere”, che si esprime nella piacevolezza di descrivere luoghi, storie, persone della nostra Varese con rispetto, decisione, mai troppo sopra le righe.

Certo il suo piglio è palesemente deciso, la sua capacità critica impeccabile, la schiettezza apprezzabile e tagliente, ma mai esagerata.

Di sicuro l’esperienza gli ha insegnato ad essere così, a saper volare alto, perché è bene sempre lasciare al lettore, o allo spettatore, una personale risposta e la libertà di interpretare ogni servizio, ogni spunto di riflessione.

Facendolo raccontare di come le sue giornate siano scandite da ritmi serrati, di lui trapela che il suo lavoro gli piace, eccome.

L’esposizione mediatica non lo disturba affatto e la frontiera “social”, ormai anima della comunicazione, lo assorbe, ma non lo “filtra”. “Sono assolutamente sempre me stesso, anche sui social media”, ci dice.  Gli fa onore.

Non per niente la sua pagina Facebook lascia trapelare di lui quanto ci conferma la nostra chiacchierata, cioè un carattere deciso, la facilità di prendere le posizioni personali, coerenti, la tendenza a lasciare libero il suo lettore.

Il suo modo di esprimersi è quanto di più moderno possa esserci, l’utilizzo degli hashtag puntuale, le fotografie mirate sempre a incuriosire, ma senza sovraesposizione. Dosa bene se stesso, in un mondo, quello social, che evidentemente domina con arguzia e un pizzico di sano cinismo.

Non affrontiamo con lui alcun tema politico, non è interesse del nostro blog e quand’anche le persone che incontriamo fossero in qualche maniera coinvolte politicamente nella vita della nostra Varese, noi tendiamo ad estrapolarle da questo argomento e a raccontarle sotto riflettori diversi.

Così, la sensazione di fronte a Matteo è quella di avere di avere di lui un’immagine davvero più “familiare” e a questo punto ci incuriosisce l’idea di ascoltarlo parlare ancora della sua passione per il cinema. Chiacchieriamo velocemente, giusto il tempo di accennare una critica sull’ultimo film di Tarantino, che definisce geniale, istrionico, impeccabile e poi un accenno a quel Joker dal quale ci aspettiamo tutti un Oscar, ma che, secondo Matteo, risulta “un bel film, splendidamente interpretato, ma non un capolavoro, viste le tante idee saccheggiate da altre pellicole”.

Sono così tante le critiche cinematografiche che ha condiviso, che non può esserci sufficiente una serata, per intavolare un argomento tanto ampio.

Ci piace pensare che gli chiederemo di raccontare di più, tenendo per lui uno spazio aperto sul nostro Varesinando. Il cinema è una delle nostre passioni, che insieme alla musica e alla lettura ci insegna a entrare in profonda connessione con le persone e le situazioni.

La New Hollywood, che lui ama e che è spesso oggetto della sua critica cinematografica potrebbe essere argomento di ore e ore di racconti.

Ci lasciamo con un’ulteriore promessa: leggere in anteprima i suoi due libri, in uscita ad inizio 2020 e averlo ancora ad un tavolo, con un buon calice di vino, raccontandoceli.

… Che il cinema potesse essere il filo conduttore del nostro incontro, no, forse non lo avevamo considerato. Ma lo abbiamo tanto apprezzato.

Questi sono i racconti di Varesinando. Curiosità sulle persone che amano il proprio lavoro, la propria terra e che fanno trapelare la passione per quello che fanno. Grazie, Direttore.

 “Fui totalmente affascinato da… Hollywood… devo aver visto almeno trecento film al mese per due o tre anni. Western, commedie, film di gangster, storie di guerra: tutto quello che mi capitava a disposizione.” (Sergio Leone)

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