Dal 25 al 27 novembre è stato proiettato in tutta Italia – e anche nella nostra Varese – il docu-film sulla vita, ma soprattutto sulle opere della pittrice e poetessa messicana Frida Kahlo (1907-1954).

“Frida. Viva la vida”, prodotto da Ballandi Arts e Neo digital, in collaborazione con Sky Arte, ripercorre in sei capitoli i momenti più intensi della vita della donna dalle folte sopracciglia, divenuta un’icona di riferimento in tutto il mondo.

Una personalità determinata ed autentica, nonostante un’esistenza segnata da sofferenze senza fine, sia fisiche che emotive. Affetta da una malformazione alla spina dorsale fin da piccola, a diciotto anni un incidente in autobus le procura fratture alla colonna vertebrale, alle costole, alla clavicola ed al piede sinistro. I dolori lancinanti la accompagneranno per tutta la vita.

“La colonna spezzata”, 1944

Da quel momento, nascono due Frida: la prima, la donna invalida, con tutti i suoi limiti fisici; la seconda, l’artista anticonvenzionale, libera da qualsiasi costrizione, vera e spontanea.

“Le Due Frida”, 1939

“Non ho mai dipinto i miei sogni, ma solo la mia realtà.”

Questa era la frase che ripeteva spesso per descrivere la sua arte, definita erroneamente dai critici “Surrealista”.

Dopo l’incidente inizia a dipingere una serie di autoritratti in cui appare molto austera, con la bocca serrata e gli occhi impenetrabili.

“Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio.”

Fatta dell’arte la sua ragion d’essere, decide di rivolgersi all’illustre pittore messicano Diego Rivera, per avere un suo parere critico. Lui rimane così rapito dalla sua dote innata, che la prende sotto la sua ala, inserendola nello scenario artistico e politico messicano. Nel 1928, infatti, Frida si iscrive al Partito

Comunista Messicano e nel 1929 sposa Diego, pur sapendo che non sarebbe stato un marito fedele.

Diego e Frida

In quegli anni vengono commissionati a Rivera alcuni lavori negli Stati Uniti e Frida deve seguirlo, lasciando la sua amata terra.

Durante un soggiorno a Detroit, Frida ha un aborto spontaneo, a causa dell’inadeguatezza del suo fisico.

“Ospedale Henry Ford”, 1932

Questo evento la scuote ulteriormente ed è costretta a tornare in Messico con Diego.

I due decidono di vivere in case separate, una rossa e una blu, collegate solo da un ponte, a Coyoacán (Città del Messico), in modo da avere ognuno i propri spazi per lavorare.

“Così riusciamo a mantenere una vita pacifica”, diceva lui scherzando.

Casa di Frida e Diego

Nel 1938 i due divorziano, quando Frida scopre la relazione tra Diego e sua sorella Cristina.

Due anni dopo, però, uniti ancora da un forte sentimento, si risposano a San Francisco, ma a due condizioni, dettate da Frida stessa: nessun rapporto intimo e l’indipendenza economica dal marito.

Successivamente, Frida affronterà altri due aborti, che di certo non allevieranno le sue pene.

Il fulcro del documentario è rappresentato dai suoi bellissimi dipinti, con un tratto inconfondibile, intrisi di molteplici significati che rimandano alla sua visione della “vita a colori”, nonostante le tante sfortune.

Come dice Asia Argento nel documentario, “è dal dolore che nasce la bellezza” : una stella non può brillare senza oscurità.

Molti dei suoi lavori, infatti, sono un continuo richiamo alla sua duplice esistenza, simboleggiata dal sole e dalla luna: luce e tenebre, vita e morte, Frida sofferente e Frida artista.


“Autoritratto al confine tra Messico e Usa”, 1932
“L’abbraccio amorevole dell’universo, la terra, Diego, io e il signor Xolotl”, 1949

Frida, inoltre, aveva un rapporto speciale con gli animali e la natura. Spesso la si vede raffigurata cosparsa di foglie, fiori o radici di alberi, simboli per eccellenza del suo legame con la terra.

“Radici”, 1943

Frida Kahlo, una donna genuina, forte, empatica, passionale, libera. Le sue caratteristiche fisiche e caratteriali si fondono in un tutt’uno nelle sue pennellate, a volte rapide e violente, altre, morbide e serene.

Dal suo sguardo, sereno e turbato allo stesso tempo, emerge tutta la sua determinazione, ma anche la sua fragilità: una donna piegata ma non spezzata.

Il suo personaggio ha ispirato stilisti, artisti, musicisti e persino il mondo della comunicazione. Esiste infatti una pagina Facebook, “Freeda”, dedicata a temi prettamente femminili. Deriva dal termine inglese “freedom”, libertà, e ricalca foneticamente il nome Frida appunto, figura dell’autonomia della donna.

Perché lei, se non poteva essere “libera” fisicamente, lo era invece nell’anima, e nessuno poteva fermarla.

Oggi Frida è un’icona celebrata in tutto il mondo e sarà sempre ricordata come simbolo di indipendenza femminile.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome