Il Bernascone è la torre campanaria per eccellenza, a Varese.
Con i suoi quasi ottanta metri di altezza la Torre svetta sulla città e per molti varesini alzare gli occhi al Bernascone è un gesto rassicurante. Quasi come ci proteggesse, solida e immobile.
Anche se la sua solidità è messa a dura prova dalla sua veneranda età.
I lavori di costruzione cominciarono infatti nel 1617 e ripresero nel 1688, sul progetto dell’architetto Giuseppe Bernascone, detto il Mancino. Le cronache varesine ricordano che “la prima pietra posta nel fondamento del campanile di Varese è stata messa Domenica 5 marzo anno 1617 dal Sig. Prevosto di Varese”. Chissà che fermento e che emozione!
Nel 1773 il campanile fu ultimato con l’innalzamento della prima guglia, seguendo il disegno dei pittori Giulio e Giuseppe Baroffio, che vollero esaltare questo dettaglio, portandolo a maggiore altezza di quella del primitivo disegno del Bernascone.
Il Mancino lasciò grandi tracce di sé a Varese (chiesa di S. Antonio, chiesa di S. Giuseppe) e sulla via Sacra del Sacro Monte in particolar modo, ma per quanto riguarda il la Torre della Basilica di San Vittore, non tutte le sue idee furono messe in pratica. Ad esempio, non furono posizionate le statue, disegnate a mezza altezza, in alcune nicchie. Anche l’ipotesi di un campanile conico venne scartata a favore della testa a cipolla.

Il Bernascone ha 230 scalini: servono ad arrivare al piano delle campane (ce ne sono 8): il campanone principale ha un diametro di quasi 2 metri e venne creato nel 1825. Si tratta indiscutibilmente del miglior “concerto ambrosiano” in LA bemolle 2, che non ha rivali in termini di solennità. Il Campanone si colloca, come valore assoluto, fra i bronzi di grandi dimensioni più interessanti ed emozionanti dell’area lombardo-triveneta, e senz’altro fra i migliori della sua epoca”.
Dal piano delle campane solo con una piccola scala a chiocciola si può arrivare alla terrazza sotto alla guglia, dalla quale a vista sulla città di Varese toglie il fiato!
Un particolare interessante è che il lato esterno del Campanile (verso sud) conserva le tracce di molte palle di cannone: sono quelle fatte sparare dal generale austriaco Urban, nel 1859, per “punire” la Torre di aver suonato a festa i suoi bronzi, quando in Varese entrarono, vittoriosi e liberatori, i Garibaldini.

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